Mi chiamo Andrea, faccio fumetti
Mi chiamo Andrea, faccio fumetti è una biografia,
ma non è una biografia.
È un monologo disegnato.
È un omaggio che non vuole omaggiare nessuno.
È una dichiarazione di resa di fronte alle sentenze perentorie del destino.
È l'ennesima constatazione di un Salieri di fronte ad un Mozart.
Andrea Santonastaso, attore oggi, disegnatore di fumetti una volta, racconta, attraverso le parole scritte da Christian Poli, l'arte del più grande disegnatore di fumetti (e non solo, anche pittore, autore, poeta e chi più ne ha...) che il nostro paese abbia avuto: Andrea Pazienza.
Lo fa dichiarando la sua impotenza di fronte al talento immenso di questo istrione dei pennelli (ma anche dei pennarelli, delle matite, dei gessetti e chi più ne ha...). Lo fa dichiarando la sua inferiorità, ma anche la sua rabbia di fronte allo spreco cosciente e quasi premeditato di tanta arte pura in nome della follia di “un buco”.
Lo fa raccontando Pentothal, Zanardi, Pertini…
Lo fa entrando “dentro” a Gli ultimi giorni di Pompeo, soprattutto.
E, infine, lo fa disegnando in scena e onorando indegnamente (o tentando di farlo) colui che è stato “il più grande disegnatore vivente”.